mercoledì 29 giugno 2016

Crisi è Opportunità?

Cento, Ferrara, Sala Zarri del Palazzo del Governatore, 4 luglio ore 21.00.
E' un incontro sul tema della comunicazione in contesti di crisi ambientali, ma non solo. Può una comunicazione responsabile contribuire a ricostruire la comunità ed a dar forma a un nuovo racconto del territorio?

Partiremo da questa domanda per interrogare economisti, comunicatori, innovatori sulla gestione del post-disastro...
Introdurrà l'incontro il sindaco del Comune di Cento, Fabrizio Toselli.
Durante la serata presentazione del libro di Stefano Martello e Biagio Oppi Disastri Naturali: una comunicazione responsabile? edito da Bononia University Press.

Vieni all'evento

Eventi tragici 4 consigli per relatori pubblici

4 consigli per comunicatori e relatori pubblici in caso di disastri dal sito PRDaily:
1. Be respectful and sensitive.
2. Don’t sell.
3. Do your due diligence.
4. Don’t spam your email list. 
When tragedy strikes, as it has recently in Orlando, Florida—the public’s initial feelings are sadness, anger and bewilderment.
After the initial shock wears off, these feelings remain, but another joins them: the desire for answers. We turn on our TVs, read articles and seek expert commentaries. It is a natural response—as well as an essential role of communicators...leggi il resto sul sito PRDaily

domenica 19 giugno 2016

Recensione & Riflessioni di Toni Muzi Falconi su Ferpi.it: Resilienza, capitale sociale e issue management per una comunicazione responsabil

Resilienza, capitale sociale e issue management per una comunicazione responsabile
Una riflessione sulla comunicazione di crisi nata dai due terremoti che hanno colpito L’Aquila e l’Emilia, con il contributo di numerosi soci Ferpi. La lettura di Toni Muzi Falconi alla luce dei temi di resilienza, capitale sociale e issue management

Quale descrizione più convincente del diffuso paradigma per cui la comunicazione-con è (quasi) sempre più efficace della comunicazione-a… di leggibile nell’appena uscito “Disastri Naturali: una comunicazione responsabile?” (Bononia University Press, 2016), quando Massimo Alesii si sofferma sulla diversità dei modelli che hanno caratterizzato il governo della comunicazione nei due terremoti dell’Abruzzo e dell’Emilia?
Diffusa “resilienza comunitaria” in quest’ultimo e “centralismo comunicativo” nel primo.
Nonostante il recente deperimento degli indicatori relativi al capitale sociale del territorio emiliano, emerge ben chiaro dal racconto di Alesii il diverso spessore di resilienza (“legameria sociale”, la chiama argutamente nel libro un partecipante a un focus dell’Università di Modena e Reggio Emilia). Una resilienza alimentata da reti sociali orizzontali, peer-to-peer, ove è la comunicazione a orientare la qualità delle relazioni e non il contrario, come nel caso dell’Abruzzo dove la comunicazione fu esercizio di potere (politico) e di persuasione (mediatica).
Né conosco rendicontazione più aggiornata e vivace sulla utilità della “prevenzione di crisi” e poi -quando la crisi scoppia- sulle modalità della sua comunicazione, argomentata in questo lavoro da Luca Poma, con la insolita e benvenuta aggiunta di una intrigante suggestione del piano di crisi come “antifurto”, a tutela delle relazioni con gli stakeholder, quasi “copertina’ di Linus”.
In più, dando per scontato che mai una crisi si presenta proprio come era stata prevista, Poma aggiunge anche che l’esercitazione costante è sempre e comunque essenziale perché arricchisce il valore della prevenzione, focalizzando l’attenzione più sul “quando” e sul “come”, che non sul “se” operare.
Considero poi di inusitato livello la essenziale e asciutta lucidità del testo di Sergio Vazzoler quando descrive valori, dinamiche e importanza della comunicazione ambientale per il rafforzamento della partecipazione sociale ai processi decisionali pubblici (è di questi giorni finalmente il primo ingresso ufficiale della Commissione Europea nella elaborazione di una politica di “debat public”).
Basterebbero questi elementi a consigliare la lettura di questa opera – in larga parte dovuta alla passione e la competenza di Biagio Oppi e Stefano Martello – non solo agli studenti universitari, ma a tutti i professionisti, consulenti e dipendenti; giovani, maturi, nuovi vecchi e anziani (come è l’autore di questa nota) che per vivere si occupano di relazioni tramite strumenti e canali di comunicazione. E sono ormai quasi 150 mila nel nostro Paese.
Ma questa opera non finisce qui: le ricche, curiose e stimolanti testimonianze di Fabio Montella e Monica Argilli; insieme all’inedita metodologia di analisi e riflessione prodotta dagli studiosi dell’Università di Modena e Reggio Emilia, ne fanno una lettura davvero originale nel panorama piuttosto banale e ripetitivo della nostra pubblicistica.
Per parte mia, provo ad aggiungere, se possibile, qualche ulteriore valore al lavoro dei miei colleghi, ripercorrendo quel particolare filone delle relazioni pubbliche noto come “issue management”.
Un filone che, soprattutto nella sua accezione “organizzativa”, appare particolarmente adatta a consolidare e rafforzare l’impianto narrativo di questo bel lavoro, nel tentativo di offrire spunti e indicazioni operative a chi dovrà occuparsi delle inevitabili crisi prossime venture.
Nel 1976 lo statunitense Howard Chase – professionista assai vicino al Presidente Eisenhower, e uno dei sei fondatori della Public Relations Society of America – pubblicò un lavoro indicando con il nome di “issue management” una interpretazione della comunicazione d’impresa come ‘colla’ che tiene insieme l’organizzazione composta da network di relazioni.
Si tratta, ancora oggi, del livello più avanzato e maturo di integrazione delle relazioni pubbliche come costitutive della funzione di direzione.
In breve: qualsiasi organizzazione identifica, monitora e orienta – in funzione dei propri obiettivi, caratteristici e unici – le diverse dinamiche delle ‘variabili’ sociali e culturali e dei ‘fattori’ economici e tecnologici che ne influenzano il raggiungimento.
Gli “early adopters”, anche a causa della crescente regolazione pubblica cui venivano sottoposte nella seconda metà degli anni settanta, furono le grandi imprese del tabacco e dell’alcool, delle armi e della tecnologia.
In assoluto all’avanguardia fin dal 1976, la IBM, specialmente in Europa dove le regolazioni dei singoli mercati erano le più diversificate.
Fu allora, nel 1980, che un gruppo di brillanti giovani ex IBMers britannici (Ian Dauman, John Stopford, Geoffrey Morris e Dick Van Den Bergh) fondarono una società di consulenza strategica (Matrix limited) i cui primi clienti furono la Philip Morris e la Shell (!!).
Lo schema organizzativo, parallelo e contemporaneo a quello tradizionalmente gerarchico e verticale, è a matrice: massimo dieci ‘issue’ selezionate incrociando la loro importanza e urgenza. Per ciascuna issue una squadra coordinata da un issue manager e composta da un analyst, un advocate e un account, con ruoli intercambiabili in funzione delle singole competenze e abilità.
L’account segue con attenzione le dinamiche interne dell’organizzazione e come queste impattano sulla specifica issue; l’advocate è l’esperto della rappresentazione presso i regolatori e gli influenti; l’analyst è invece l’esperto della materia specifica; mentre l’issue manager formula la definizione e l’aggiornamento continuo di una policy per ciascuna tematica, assicurando la funzionalità del lavoro collettivo.
La squadra “scorrazza” su e giù e attraverso l’organizzazione formale, con tutte gli immaginabili conflitti ma anche arricchimenti culturali interni stimolatori di straordinari risultati sul campo.
In Italia, nel 1981, nacque la Intermatrix Italia, un srl con azionisti, insieme alla Casa Madre inglese: la Scr Associati (leader nelle relazioni pubbliche); Methodos (leader nella formazione manageriale); il consulente di direzione Mario Unnia; l’economista Antonio Martelli; i sociologi Enrico Finzi e Renato Mannheimer; e il ricercatore Gadi Schonheit. Insomma una gran bella squadra.
Fra i primissimi clienti, la Xerox Italia che, complice il capo della comunicazione Paolo Pasini, commissionò alla neonata società la stesura di un “manuale di issue management” che negli anni successivi ebbe ampia distribuzione soprattutto in ambienti confindustriali andando ad arricchire soprattutto la cultura manageriale del movimento dei giovani imprenditori.
Rimango convinto che l’issue management, nella sua formulazione culturale e organizzativa, rappresenti oggi la metodologia di direzione che meglio integra le logiche fuzzy e relazionali indotte dalle tecnologie prodotte dalla globalizzazione, la società a rete e le rivoluzioni del sistema dei media e del discorso pubblico.
Concludendo, ogni riflessione operativa intorno alla resilienza di un territorio in preparazione (o in presenza) di turbamenti materiali, economici, sociali e culturali costituisce grazie all’esperienza dell’issue management un forte valore aggiunto al capitale sociale di un territorio.

mercoledì 15 giugno 2016

Presentato all'Aquila oggi il FESTIVAL DELLA PARTECIPAZIONE
https://www.facebook.com/festivaldellapartecipazione/videos/1706517522933130/

Il libro al Festival della Partecipazione de l'Aquila il 10 luglio

Saremo presenti al Festival della Partecipazione organizzato da ActionAid, Cittadinanzattiva e Slow Food Italia,  in collaborazione con il Comune dell'Aquila. Laboratori, conferenze, dibattiti, concerti e buon cibo. Una fabbrica di idee per riscoprire il piacere dello stare insieme e costruire le nuove forme della politica, dell'attivismo e della cittadinanza.

10 luglio - ore 12.00  RESILIENZA O RESISTENZA?

Margherita Russo, professoressa di Economia dell’Università di Modena
Massimo Alesii, comunicatore e titolare di AGT communications
Stefano Martello, saggista e professionista della comunicazione
Biagio Oppi, delegato Ferpi e responsabile comunicazione di una multinazionale farmaceutica

I doveri della comunicazione, le opportunità e i rimbalzi nel post-emergenza Partendo dalla pubblicazione del libro “Disastri Naturali: una comunicazione responsabile?” e da un confronto tra le diverse esperienze del terremoto de L’Aquila e quello in Emilia Romagna, la discussione affronterà il tema della resilienza in seguito ai disastri naturali.

Tra i temi, la comunicazione di crisi, le opportunità di innovazione economiche e di processo, il ruolo delle relazioni pubbliche che permettono alle organizzazioni di coinvolgere i propri stakeholder.
 

lunedì 13 giugno 2016

Una popolazione resiliente. Indagine AUSL Modena sulla popolazione



[fonte: Quotidiano Sanità]

Emilia Romagna. Il terremoto del 2012 non ha avuto ripercussioni sulla salute. Ma quei giorni non si dimenticano

Dall’indagine condotta dall’Ausl di Modena emerge il quadro di una popolazione resiliente, in grado di far fronte in maniera positiva a quel drammatico evento. I sintomi depressivi non sono aumentati e gli stili di vita non sono peggiorati. Ma una persona su due ricorda rivive nella mente il terremoto anche quando non vuole.

09 GIU - Un’indagine per valutare quali sono le condizioni di salute della popolazione in provincia di Modena a 4 anni dal terremoto. È questo l’obiettivo di Istmo (Impatto sulla Salute del Territorio in provincia di Modena), una ricerca dell’Ausl di Modena realizzata tra novembre 2014 e settembre 2015, anche grazie al contributo delle Fondazioni Cassa di Risparmio di Carpi e di Mirandola, per valutare stato di salute, stili di vita e ricorso ai servizi di prevenzione. La ricerca è stato effettuata attraverso interviste sottoposte a 1.700 interviste a persone tra 18 e 69 anni residenti nei 18 comuni modenesi colpiti dal terremoto...
Emerge il quadro di una popolazione ‘resiliente’, ovvero in grado di far fronte in maniera positiva a eventi traumatici, che non riferisce evidenti cambiamenti nello stato di salute percepito. Una persona su due, però, ricorda ancora l’evento traumatico anche quando non vuole. “Una testimonianza di quanto il sisma sia stato un evento pervasivo nella vita delle persone e di quanto abbia rappresentato uno spartiacque tra la vita prima e dopo il sisma”, spiega la Ausl.
I sintomi depressivi non sono aumentati, così come gli stati d’ansia che restano più diffusi tra chi ha subito danni durante il terremoto. Anche gli stili di vita non hanno globalmente risentito di un impatto fortemente negativo: la prevalenza dei fumatori si è ridotta (dal 31 al 27%), ma è diminuita anche la percentuale di coloro che praticano attività fisica (dal 35 al 29%) ed è leggermente aumentata la percentuale di persone con problemi di obesità (dal 10 al 15%). È rimasta stabile invece la copertura della vaccinazione antinfluenzale nelle persone con patologie croniche e il ricorso agli esami preventivi per la diagnosi precoce dei tumori.
Dall’indagine emerge inoltre che l’1,9% delle persone intervistate è rimasto ferito a seguito del sisma, mentre il 2,8% ha subito un decesso in famiglia o tra le persone che conosceva. Quattro persone su dieci riferiscono di aver subito danni economici. Su 100 persone circa il 6,5% ha avuto l’abitazione parzialmente o completamente inagibile. Oltre il 70% ha abitato fuori casa almeno per un periodo. 
09 giugno 2016

giovedì 9 giugno 2016

Finalmente pronto!

Dopo tanto lavoro finalmente il libro su disastri e comunicazione è pronto e pubblicato da Bononia University Press: Disastri naturali: una comunicazione responsabile? Modelli, casi reali e opportunità nella comunicazione di crisi.

Insieme a Stefano Martello è ormai due anni che stiamo lavorando a questa pubblicazione che vede, oltre ai nostri, interventi di Luca Poma sul Crisis Management, Massimo Alesii sul terremoto de L'Aquila dal punto di vista della comunicazione e dei social media, di Sergio Vazzoler dal punto di vista della comunicazione ambientale, Fabio Montella sul terremoto e le media relations per il Comune di Mirandola, Monica Argilli sul caso di AIMAG (multiutility del territorio emiliano colpito dal terremoto).

Oltre a questi interventi focalizzati sulla gestione della comunicazione e delle relazioni pubbliche, c'è un interessante capitolo sul tema dell'innovazione post-disastro, realizzato dal gruppo di ricerca dell'Università di Modena, coordinato dalla professoressa Margherita Russo e da Paolo Silvestri.

Il progetto vede le sue origini nell'estate del 2012 quando la Federazioni delle Relazioni Pubbliche lanciò la call per la task Force Ferpi per l'Emilia-Romagna.  A metà luglio Fabio Ventoruzzo, Maria Paola La Caria, Massimo Alesii e Sergio Vazzoler vennero a incontrare nella sede temporanea del Comune di Mirandola alcuni soci emiliani e responsabili comunicazione di enti pubblici, imprese, soggetti del non profit. 
La gratitudine della delegazione emiliana e di chi poi ha portato avanti questo progetto va anzitutto a chi venne fino a Mirandola per portare solidarietà e offrire un contributo intellettuale fondamentale per costruire una comunicazione responsabile.
Da quel momento sono partite diverse iniziative per contribuire a riflettere sul tema comunicazione e disastri naturali, cercando di tramsttere best practices e riflessioni critiche:
- un capitolo pubblicato all'interno di Crisis Communication in a Digital World, edito da Cambridge University Press, a cura di Deirdre Quin-Allan e Mark Sheehan (2015);
- un paper sul terremoto dell'Emilia e le Relazioni Pubbliche presentato al World PR Forum di Madrid 2014;
- interventi in sedi universitarie (Bologna, Modena, Ferrara) e in workshop nazionali e internazionali (PRO.PR a Sarajevo nel 2014; Dagli Angeli del Fango agli Angeli del Fango 4.0 al Politecnico di Milano nel 2016; al workshop Energie Sismsa EMilia a maggio 2016).
Ora la pubblicazione del libro acquisitabile sul sito di Bononia University Press a 15 euro; il programma di incontri con cui lo presenteremo in Italia (vd sezione Presentazioni); i materiali inediti e le relazioni che qui pubblicheremo.