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domenica 30 ottobre 2016

#Terremoto... Sempre più social, sempre più parte di noi

La scossa di Norcia ci colpisce ancora una volta nell'intimo... e stamattina dalle 7.40 i primi minuti su Twitter sono stati tremendi, tra una sparata (7.1) e mille appelli di aiuto. Diventa necessario riflettere ulteriormente sul ruolo che i social media assumono nei disastri e soprattutto nei primi minuti di questi disastri.

E' sempre più evidente come i social media di elezione in caso di disastri naturali siano divenuti Twitter, in primo luogo, e Facebook, in seconda battuta.
Meno evidente, probabilmente ancora da studiare a fondo, ma altrettanto interessante è il rilievo che i terremoti e i disastri assumono nelle nostre vite grazie ai social.
Se oggi la nostra vita, le nostre biografie e le nostre esperienze sono contaminate per gran parte dei loro contenuti - quindi nella stessa narrazione esterna ed interna delle nostre vite - dai social media, non appare strano che i disastri naturali diventino essi stessi parte di una narrazione collettiva e individuale diffusa dai/sui social media.
Mi spiego meglio.
L'evento calamitoso e il disastro naturale sono per natura eventi mediatici. Anzi ancor meglio. Sono storie affascinanti, terribili e avvincenti. I giornalisti e i media di ogni tipo (stampa, radio, tv,  web) si sono sempre buttati a pesce sui disastri e sulle calamità, perché queste hanno tutti gli ingredienti per interessare il pubblico: immagini, tragedie individuali e collettive, morti/vittime, antagonisti (cultura vs natura / polemiche politiche, ecc)
Oggi la possibilità di vivere in diretta un evento calamitoso tramite i social media, lo rende un'irresistibile flusso di narrazione collettiva, che segna molto più di quanto faceva in precedenza l'intera popolazione.
Oggi tutti noi viviamo un terremoto a distanza come qualcosa che è tra noi, quando fino a pochi anni fa, lo vivevamo come un evento limitato a un territorio.
La scossa che faceva tremare la libreria a casa mia, mentre a centinaia di km si consumava una tragedia immane, un tempo era derubricata a qualcosa di lontano per me, anche se terribile e tremendo per chi ne veniva colpito. La stessa dimensione emotiva era molto rilevante, per quanto si potesse essere partecipi e coinvolti.
Oggi non è più così: il qui ed ora del social media, ci lancia in un continuum emotivo del discorso pubblico e della narrazione, che ci fa sentire tutti molto più partecipi e vicini a coloro che sono stati realmente colpiti.
I social media hanno cambiato la nostra percezione dei disastri naturali. Oggi siamo tutti un po' più terremotati. Non dobbiamo stupirci se tutti partecipani a questa narrazione collettiva. Perché tutti in fondo hanno legittimità a sentirsi parte della comunità colpita. Che non è solo una comunità territoriale, ma anche una comunità virtuale che vive e si alimenta sui social media. L'auspicio è che questa maggiore presenza del disastro nelle nostre vite non si trasformi in assuefazione e insensibilità; o ancora peggio virtualizzazione del reale rappresentato dalle calamità.
Per questo - anche da parte nostra, di comunicatori e relatori pubblici  - è necessario continuare a studiare il fenomeno sotto tutti i suoi aspetti.
Di nuovo la vicinanza di tutti noi che animiamo questo blog a chi è stato colpito e ai soccorritori presenti nelle aree terremotate.

domenica 18 settembre 2016

Riflessioni a un mese dal terremoto (da Ferpi.it)

In queste settimane post terremoto ho spesso pensato a cosa avremmo dovuto dire, scrivere e commentare; presto mi son detto – e soprattutto ci siamo detti con diversi colleghi – che a tempo debito avremmo potuto ragionare anche su questo disastro naturale per tentare di mettere in moto un meccanismo positivo come quello che Ferpi fu in grado di generare dopo L’Aquila e l’Emilia.
Il naturale pudore e l’immediata solidarietà di chi ha vissuto sulla propria pelle la tragedia di un terremoto o di un altro disastro naturale ci hanno trattenuti dall’intervenire.
Questo non ha significato che alcuni di noi non si siano adoperati, preoccupati e impegnati: raccolte fondi, racconto dell’impegno delle forze di protezione civile, inviti e appelli… tanti di noi hanno lavorato sodo. Chi per pura solidarietà, chi per lavoro perché gli capita di essere direttamente interessato, chi per interesse professionale. La comunità dei comunicatori ancora una volta si è mossa; questa è la dimostrazione che il collegamento tra comunicazione/relazioni pubblicazioni da un lato, disastri naturali dall’altro non è una forzatura. Il recente libro che abbiamo pubblicato, Disastri naturali: una comunicazione responsabile? Modelli, casi reali e opportunità nella comunicazione di crisi www.buponline.com edito da Bononia University Press, è stata la sintesi di una serie di confronti e iniziative cominciate proprio in quel lontano 2012.
Avendo vissuto piuttosto da vicino anche questo terremoto del centro Italia (capita infatti che in quella zona sia localizzato uno stabilimento dell’azienda per cui lavoro) ed essendomi confrontato con colleghi dell’area, mi pare di poter dire che sempre più professionisti adottano il coinvolgimento e un modello di comunicazione comunitario, social (destra-sinistra-destra come lo aveva definito Toni qualche mese fa al Politecnico di Milano).
Tuttavia rimangono ancora alcuni problemi evidenti – in particolare in alcune figure di governo che pare abbiano bisogno di raccogliere consensi su qualsiasi cosa e continuamente – che non riescono a prendere le distanze dal modello top-down, che nel libro Alesii prima, Martello ed io poi, abbiamo identificato con l’approccio di B&B. Io spero che l’immediato parlare di ricostruzione e presentare subito un marchio Casa Italia abbia un seguito concreto e di lungo periodo. Non ne posso più di sentirmi raccontare cose nel breve periodo e poi non vederlo realizzato nel lungo. Se davvero si ritiene sia una priorità e lo è, allora la funzione della comunicazione e delle relazioni pubbliche non può essere quella di fare una conferenza stampa, una settimana di tam-tam e poi dedicarsi ad altro. Io come al solito penso che su questo tema, come su altri, la funzione relazioni pubbliche dovrebbe servire ad un  interesse più generale: in questo caso, un grande piano di comprensione degli stakeholder, di ascolto delle aspettative della popolazione e di coinvolgimento di tutti gli attori sia necessario ed opportuno per un cambiamento vero nell’abitare, progettare, costruire i luoghi del nostro futuro.
Per questo ritengo che l’invito a una comunicazione responsabile sia di estrema attualità. Una comunicazione che peraltro diversi nostri colleghi mettono in pratica quotidianamente e hanno praticato in queste settimane: penso ai post dei colleghi dalle zone terremotate per raccontare il lavoro dei volontari ad esempio; penso anche ai due capitoli dedicati alla preparazione sulla crisis communication e alla comunicazione ambientale.
E a questo proposito e su questi temi di interesse del paese, credo che sarebbe utile incontrarci (magari entro fine anno) per discutere insieme, confrontarci e presentare pubblicamente proposte concrete che rappresentino il punto di vista della principale associazione professionale di comunicatori.

lunedì 29 agosto 2016

Il tempo del Silenzio al tempo dei social media

Quando accadono tragedie come quella del terremoto che ha colpito Amatrice e Accumoli, occorre avere il pudore di fermarsi e stare in silenzio, se non si è coinvolti nell'emergenza immediata.
Nonostante i social media ci diano la possibilità di parlare e esprimere il nostro pensiero continuamente, non abbiamo l'obbligo di comunicare 24/7.
Mentre credo che ognuno di noi abbia l'obbligo di tenere in moto il cervello, non credo ci sia la necessità che ognuno di noi debba esprimere pubblicamente i propri pensieri di continuo. La sindrome che invece a quanto pare i social stanno contribuendo a diffondere...
Ora è ancora il tempo dell'emergenza e del lutto. Chi ha vissuto un terremoto o una tragedia pubblica dovrebbe saperlo. Ma chi si occupa di scienze sociali e di professioni che hanno a che fare con la società dovrebbe essere altrettanto consapevole: il lutto, il silenzio, la riflessione sono importanti per ricostruire la nostra anima sociale e il nostro senso della comunità.
Ci sarà il tempo per riflettere e dibattere pubblicamente sui temi propri di questo blog nel prossimo futuro.    

mercoledì 24 agosto 2016