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venerdì 10 marzo 2017

Perché è nostro dovere parlare di disastri naturali e comunicazione?

Questa è la domanda che fin dal primo incontro a Mirandola, durante il terremoto dell’Emilia, ci ha guidato per costruire un percorso che non si esaurisse in un’iniziativa one-shot o di breve periodo.

È anche la domanda che ci porta in questi giorni nuovamente in Veneto per discutere con i giornalisti, nostri fondamentali stakeholder.

Personalmente, avendo vissuto l’esperienza terremoto in prima persona da professionista e avendola poi studiata, e poi ancora rivissuta – seppur da lontano – con il terremoto del centro Italia, ritengo che abbiamo una duplice responsabilità come comunicatori e appartenenti ad un’associazione professionale.

Come comunicatori ritengo abbiamo il dovere di parlarne per tentare di trasmettere ai colleghi e in particolare ai professionisti più giovani il valore che le relazioni pubbliche possono offrire alle organizzazioni, alle comunità, ai territori colpiti da disastri naturali. Una responsabilità nei confronti quindi della professione (cfr. Melbourne Mandate).

Come appartenenti a Ferpi ritengo abbiamo il dovere di parlarne a stakeholder ben definiti, come nel caso del corso di Verona, per rendere consapevoli questi nostri stessi interlocutori e l’opinione pubblica dell’importanza che la comunicazione di crisi riveste prima per la preparazione, poi durante l’emergenza e infine del ruolo che il racconto del disastro può avere nella ricostruzione. Non dobbiamo stancarci di ripeterlo: la narrazione del disastro può mettere in moto processi di resilienza nelle comunità, che sono le prime a dover essere ricostruite. Ma una buona comunicazione prima dell’emergenza è altrettanto importante per preparare le comunità al rischio ed ad esempio informarle dei piani di protezione civile. Una responsabilità nei confronti della società (cfr. Melbourne Mandate).

È una mission di alto profilo, cui possiamo concorrere insieme ad altri soggetti, e che già diversi attori hanno riconosciuto anche nell’ultimo, interminabile, tragico fenomeno sismico che ha colpito il centro Italia.

Perdonerete quindi l’insistenza, ma son convinto che si tratti di una grande opportunità di advocacy per la professione… #comunicobene

Pubblicato su Ferpi.it http://www.ferpi.it/perche-e-un-dovere-parlare-di-comunicazione-e-disastri-naturali/


venerdì 2 dicembre 2016

TERREMOTO: RICOSTRUZIONE PIU' FACILE SE LA COMUNICAZIONE E' 'RESPONSABILE'



Alcuni take di ADNKronos tratti dall'intervista a Biagio Oppi

(AdnKronos) - ''Nel caso del sisma in Emilia - spiega Oppi
all'AdnKronos - abbiamo notato che la comunicazione ha coinvolto più
soggetti, tra cui anche aziende e associazioni che hanno contribuito a
creare un 'racconto' più partecipato della ricostruzione. Nel
terremoto e nel post-terremoto all'Aquila invece, la politica ha
occupato il palcoscenico, egemonizzando la comunicazione e producendo
anche una frattura tra chi governava da un lato, e la comunità
aquilana dall'altro, rimasta del tutto esclusa dal processo di
ricostruzione, tanto che i cittadini alla fine sono stati spostati
anche fisicamente''.

      La lezione che si trae da queste due esperienze, è che quando la
comunicazione riesce a coinvolgere e tenere insieme tutti gli 'attori'
di un territorio, allora diventa anche più semplice ricostruire,
''perché si può contare su una maggiore capacità di resistenza da
parte dei cittadini'' afferma l'autore.


      (AdnKronos) - La prevenzione comunque, rimane un punto fondamentale.
Ma anche il dramma di un disastro naturale può diventare
un'opportunità per ricostruire introducendo maggiore sicurezza ed
efficienza.

      ''Dopo il terremoto dell'Emilia - spiega ancora Oppi - Pubblica
amministrazione, aziende e associazioni hanno fatto questo, inserendo
macchinari, strumenti e meccanismi più efficienti e innovativi. Tutto
questo va accompagnato alla prevenzione: da un lato assicurando i beni
e dell'altro migliorando edifici e infrastrutture. Sono interventi che
costano, certo, ma meno rispetto a quanto si è costretti a spendere
nelle fasi dell'emergenza a seguito di un terremoto'', conclude
l'autore del saggio, il cui ricavato verrà devoluto alla promozione di
ricerche e tesi di laurea su comunicazione e disastri naturali.

mercoledì 23 novembre 2016

Terremoto in Giappone

Japan's lesson from earthquakes: Spend before the earth shakes dal Vancouver Sun fa riflettere. Come fa riflettere l'impatto che questo terremoto 7.4 ha avuto... praticamente nullo rispetto alla magnitudo. Come fa riflettere l'impatto dello tsunami di 1 metro e mezzo che lo ha seguito... 
E? anche interessante dal punto di vista strettamente mediatico e comunicativo, notare il basso livello di attenzione dei media, ovviamente dovuto al basso numero di vittime (pochi feriti a quanto pare).
Dopo il terrificante terremoto di Kobe del 1995, il Giappone che già aveva investito parecchio in antisismico, ha incrementato gli investimenti ed ha avuto ragione, dice l'articolo del Vancouver Sun. 
Gli stessi danni terribili di Fukushima nel 2011 sono in effetti stati causati dallo tsunami che seguì alla centrale nucleare Tepco.
Gli esiti di questo terremoto in Giappone, dovrebbero servirci per riprendere il discorso e per ribadire ancora una volta quanto sia prezioso investire prima che il disastro naturale avvenga... in edilizia antisismica, in misure di prevenzione, in educazione all'emergenza.
E il fatto che non lo si sia fatto ancora, non significa che sia troppo tardi. Anzi.
Si faccia questo benedetto piano Casa Italia o qualdirsivoglia. A questo davvero #bastaunsì.

PS:A proposito di terremoto di Kobe, ho letto di recente Tutti i figli di Dio danzano (in inglese after the quake) di Murakami Haruki con sei racconti in cui la terribile tragedia del 1995 rimane sullo sfondo.

giovedì 10 novembre 2016

Ferrara per le zone terremotate

Un'iniziativa di Palazzo dei Diamanti a favore delle popolazioni colpite dal sisma

Ferrara conosce bene, e da vicino, cosa significhi un sisma come quello che ha sconvolto il cuore dell’Italia. La città estense lo ha vissuto sulla propria pelle nel 2012 e ancora oggi ne mostra le ferite, solo parzialmente sanate.
Ferrara Arte non vuole sottrarsi alla gara di solidarietà innescatasi in queste settimane e intende promuovere una iniziativa importante a sostegno delle popolazioni terremotate del centro Italia, con una formula che rispetti il proprio mandato: diffondere la cultura.

Fino all’11 dicembre, al bookshop di Palazzo dei Diamanti e online sul sito palazzodiamanti.it saranno a disposizione, al prezzo davvero speciale di 5 euro, i cataloghi di alcune delle mostre ospitate da questa sede negli ultimi anni. Il ricavato raccolto con questa iniziativa sarà integralmente devoluto alla Protezione Civile per poter essere utilizzato nelle forme e nei luoghi che essa stabilirà.
Si tratta di volumi di grande interesse scientifico, cura editoriale e qualità grafica: Chardin. Il pittore del silenzio, Sorolla. Giardini di luce, Lo sguardo di Michelangelo. Antonioni e le arti, Matisse. La figura e La rosa di fuoco. La Barcellona di Picasso e Gaudí. Oltre ai cataloghi, sono in vendita a 2 euro due libri per bambini realizzati in occasione delle esposizioni dedicate a Chardin e Michelangelo Antonioni.

“Vogliamo – afferma Maria Luisa Pacelli, direttrice di Palazzo dei Diamanti – sostenere la Protezione Civile, innanzitutto. Ma ci preme anche far circuitare, magari tra persone che non potrebbero permettersene l’acquisto a prezzo pieno, i cataloghi di mostre di grande qualità da noi prodotte e organizzate. Poiché pensiamo che questa proposta possa interessare anche molti appassionati che sono già venuti ad ammirare l’attuale esposizione o che, risiedendo lontano, non hanno l’opportunità di goderne, abbiamo deciso di estendere la possibilità di acquisto al nostro sito. Anche in questo caso, il ricavato andrà interamente a favore della Protezione Civile”.

Il bookshop di Palazzo dei Diamanti è a ingresso libero e rispetta gli stessi orari di apertura della mostra Orlando furioso 500 anni. Cosa vedeva Ariosto quando chiudeva gli occhi: tutti i giorni dalle 9.00 alle 19.00.

Info:
0532 244949
www.palazzodiamanti.it

domenica 30 ottobre 2016

#Terremoto... Sempre più social, sempre più parte di noi

La scossa di Norcia ci colpisce ancora una volta nell'intimo... e stamattina dalle 7.40 i primi minuti su Twitter sono stati tremendi, tra una sparata (7.1) e mille appelli di aiuto. Diventa necessario riflettere ulteriormente sul ruolo che i social media assumono nei disastri e soprattutto nei primi minuti di questi disastri.

E' sempre più evidente come i social media di elezione in caso di disastri naturali siano divenuti Twitter, in primo luogo, e Facebook, in seconda battuta.
Meno evidente, probabilmente ancora da studiare a fondo, ma altrettanto interessante è il rilievo che i terremoti e i disastri assumono nelle nostre vite grazie ai social.
Se oggi la nostra vita, le nostre biografie e le nostre esperienze sono contaminate per gran parte dei loro contenuti - quindi nella stessa narrazione esterna ed interna delle nostre vite - dai social media, non appare strano che i disastri naturali diventino essi stessi parte di una narrazione collettiva e individuale diffusa dai/sui social media.
Mi spiego meglio.
L'evento calamitoso e il disastro naturale sono per natura eventi mediatici. Anzi ancor meglio. Sono storie affascinanti, terribili e avvincenti. I giornalisti e i media di ogni tipo (stampa, radio, tv,  web) si sono sempre buttati a pesce sui disastri e sulle calamità, perché queste hanno tutti gli ingredienti per interessare il pubblico: immagini, tragedie individuali e collettive, morti/vittime, antagonisti (cultura vs natura / polemiche politiche, ecc)
Oggi la possibilità di vivere in diretta un evento calamitoso tramite i social media, lo rende un'irresistibile flusso di narrazione collettiva, che segna molto più di quanto faceva in precedenza l'intera popolazione.
Oggi tutti noi viviamo un terremoto a distanza come qualcosa che è tra noi, quando fino a pochi anni fa, lo vivevamo come un evento limitato a un territorio.
La scossa che faceva tremare la libreria a casa mia, mentre a centinaia di km si consumava una tragedia immane, un tempo era derubricata a qualcosa di lontano per me, anche se terribile e tremendo per chi ne veniva colpito. La stessa dimensione emotiva era molto rilevante, per quanto si potesse essere partecipi e coinvolti.
Oggi non è più così: il qui ed ora del social media, ci lancia in un continuum emotivo del discorso pubblico e della narrazione, che ci fa sentire tutti molto più partecipi e vicini a coloro che sono stati realmente colpiti.
I social media hanno cambiato la nostra percezione dei disastri naturali. Oggi siamo tutti un po' più terremotati. Non dobbiamo stupirci se tutti partecipani a questa narrazione collettiva. Perché tutti in fondo hanno legittimità a sentirsi parte della comunità colpita. Che non è solo una comunità territoriale, ma anche una comunità virtuale che vive e si alimenta sui social media. L'auspicio è che questa maggiore presenza del disastro nelle nostre vite non si trasformi in assuefazione e insensibilità; o ancora peggio virtualizzazione del reale rappresentato dalle calamità.
Per questo - anche da parte nostra, di comunicatori e relatori pubblici  - è necessario continuare a studiare il fenomeno sotto tutti i suoi aspetti.
Di nuovo la vicinanza di tutti noi che animiamo questo blog a chi è stato colpito e ai soccorritori presenti nelle aree terremotate.

domenica 18 settembre 2016

Riflessioni a un mese dal terremoto (da Ferpi.it)

In queste settimane post terremoto ho spesso pensato a cosa avremmo dovuto dire, scrivere e commentare; presto mi son detto – e soprattutto ci siamo detti con diversi colleghi – che a tempo debito avremmo potuto ragionare anche su questo disastro naturale per tentare di mettere in moto un meccanismo positivo come quello che Ferpi fu in grado di generare dopo L’Aquila e l’Emilia.
Il naturale pudore e l’immediata solidarietà di chi ha vissuto sulla propria pelle la tragedia di un terremoto o di un altro disastro naturale ci hanno trattenuti dall’intervenire.
Questo non ha significato che alcuni di noi non si siano adoperati, preoccupati e impegnati: raccolte fondi, racconto dell’impegno delle forze di protezione civile, inviti e appelli… tanti di noi hanno lavorato sodo. Chi per pura solidarietà, chi per lavoro perché gli capita di essere direttamente interessato, chi per interesse professionale. La comunità dei comunicatori ancora una volta si è mossa; questa è la dimostrazione che il collegamento tra comunicazione/relazioni pubblicazioni da un lato, disastri naturali dall’altro non è una forzatura. Il recente libro che abbiamo pubblicato, Disastri naturali: una comunicazione responsabile? Modelli, casi reali e opportunità nella comunicazione di crisi www.buponline.com edito da Bononia University Press, è stata la sintesi di una serie di confronti e iniziative cominciate proprio in quel lontano 2012.
Avendo vissuto piuttosto da vicino anche questo terremoto del centro Italia (capita infatti che in quella zona sia localizzato uno stabilimento dell’azienda per cui lavoro) ed essendomi confrontato con colleghi dell’area, mi pare di poter dire che sempre più professionisti adottano il coinvolgimento e un modello di comunicazione comunitario, social (destra-sinistra-destra come lo aveva definito Toni qualche mese fa al Politecnico di Milano).
Tuttavia rimangono ancora alcuni problemi evidenti – in particolare in alcune figure di governo che pare abbiano bisogno di raccogliere consensi su qualsiasi cosa e continuamente – che non riescono a prendere le distanze dal modello top-down, che nel libro Alesii prima, Martello ed io poi, abbiamo identificato con l’approccio di B&B. Io spero che l’immediato parlare di ricostruzione e presentare subito un marchio Casa Italia abbia un seguito concreto e di lungo periodo. Non ne posso più di sentirmi raccontare cose nel breve periodo e poi non vederlo realizzato nel lungo. Se davvero si ritiene sia una priorità e lo è, allora la funzione della comunicazione e delle relazioni pubbliche non può essere quella di fare una conferenza stampa, una settimana di tam-tam e poi dedicarsi ad altro. Io come al solito penso che su questo tema, come su altri, la funzione relazioni pubbliche dovrebbe servire ad un  interesse più generale: in questo caso, un grande piano di comprensione degli stakeholder, di ascolto delle aspettative della popolazione e di coinvolgimento di tutti gli attori sia necessario ed opportuno per un cambiamento vero nell’abitare, progettare, costruire i luoghi del nostro futuro.
Per questo ritengo che l’invito a una comunicazione responsabile sia di estrema attualità. Una comunicazione che peraltro diversi nostri colleghi mettono in pratica quotidianamente e hanno praticato in queste settimane: penso ai post dei colleghi dalle zone terremotate per raccontare il lavoro dei volontari ad esempio; penso anche ai due capitoli dedicati alla preparazione sulla crisis communication e alla comunicazione ambientale.
E a questo proposito e su questi temi di interesse del paese, credo che sarebbe utile incontrarci (magari entro fine anno) per discutere insieme, confrontarci e presentare pubblicamente proposte concrete che rappresentino il punto di vista della principale associazione professionale di comunicatori.

lunedì 29 agosto 2016

Il tempo del Silenzio al tempo dei social media

Quando accadono tragedie come quella del terremoto che ha colpito Amatrice e Accumoli, occorre avere il pudore di fermarsi e stare in silenzio, se non si è coinvolti nell'emergenza immediata.
Nonostante i social media ci diano la possibilità di parlare e esprimere il nostro pensiero continuamente, non abbiamo l'obbligo di comunicare 24/7.
Mentre credo che ognuno di noi abbia l'obbligo di tenere in moto il cervello, non credo ci sia la necessità che ognuno di noi debba esprimere pubblicamente i propri pensieri di continuo. La sindrome che invece a quanto pare i social stanno contribuendo a diffondere...
Ora è ancora il tempo dell'emergenza e del lutto. Chi ha vissuto un terremoto o una tragedia pubblica dovrebbe saperlo. Ma chi si occupa di scienze sociali e di professioni che hanno a che fare con la società dovrebbe essere altrettanto consapevole: il lutto, il silenzio, la riflessione sono importanti per ricostruire la nostra anima sociale e il nostro senso della comunità.
Ci sarà il tempo per riflettere e dibattere pubblicamente sui temi propri di questo blog nel prossimo futuro.    

venerdì 26 agosto 2016

Emergenza social - Consigli per le istituzioni che usano i social media durante le crisi (segnalazione del testo di Giovanni Arata)


[Documento preparatorio del report Emergenza social. Scritto di Arata G., Zanelli, L.]

Introduzione

I social media sono una componente ormai consolidata delle abitudini- e delle diete- informative di individui e organizzazioni. Le persone li impiegano a supporto della propria azione sociale in qualsiasi situazione della vita, dalla conversazione quotidiana, alla condivisione di informazioni testuali e visuali, fino all’organizzazione delle attività amicali, affettive, organizzative. Ed un discorso per certi versi analogo può essere fatto per le strutture associate, che riverberano online una porzione sempre maggiore delle loro attività specifiche, siano esse di natura squisitamente commerciale, promozionale o informativa.

mercoledì 24 agosto 2016

Safety Check di Facebook


Terremoto, Facebook lancia il 'safety check' per rassicurare gli amici

Dopo il sisma che ha colpito il Centro Italia, con epicentro tra Lazio, Marche e Umbria, Facebook ha attivato il servizio di safety check già sperimentato in occasione di altre emergenze naturali e di attentati terroristici. Si tratta della pagina nella quale si possono rassicurare parenti e amici sulla propria situazione...

Terremoto Centro Italia: una mappa social

Una mappa delle info pubblicate sui social sul terremoto in Centro Italia

mercoledì 3 agosto 2016

Energie Sisma Emilia - Intervista alla prof Russo

La Professoressa Russo, coordinatrice del gruppo di ricerca Energie Sisma Emilia intervistata da TRC. Il gruppo di ricerca ha curato la sezione del libro dedicata all'innovazione nel post-terremoto.

giovedì 7 luglio 2016

«Ricostruzione, i cantieri possono rilanciare Cento» da La Nuova Ferrara del 7 luglio 2016


L’appello del sindaco alla presentazione del libro sul sisma di Martello e Oppi Toselli ai cittadini: siate protagonisti anche voi della rinascita della città 
da La Nuova Ferrara del 7 luglio 2016
 
CENTO. «L'apertura dei cantieri in centro storico, che siano della Pinacoteca, del municipio o del teatro, non potrà prescindere dalla partecipazione di chi in quei luoghi ci abita o lavora. Perché ogni cittadino deve sentirsi protagonista della rinascita di Cento. In questo modo, il terremoto e la ricostruzione diventano un'opportunità». Il sindaco Fabrizio Toselli punta a una ricostruzione post sisma, che sia partecipata. Lo ha ribadito in Sala Zarri, in occasione della presentazione del libro di Stefano Martello e Biagio Oppi “Disastri Naturali: una comunicazione responsabile? Modelli, casi reali e opportunità nella comunicazione di crisi” (Bononia University Press). Un incontro, con l'autore Biagio Oppi, affiancato da Massimo Alesii (esperto di comunicazione a L'Aquila) e da Alessandro Pirani, sul tema della comunicazione in contesti di crisi ambientali, ma non solo. Partendo dall’interrogativo “Crisi è Opportunità?” attraverso il tema dello storytelling, il libro vuole essere una riflessione sulla comunicazione responsabile per riempire un vuoto nella letteratura sulla gestione di crisi naturale. Una comunicazione che, in momenti di criticità come terremoto e disastri naturali, deve contribuire alla ricostruzione del senso di comunità. Un ruolo che la comunicazione, ha assunto in Emilia incentivando il senso di comunità, mentre l'Abruzzo si è trasformato in un palcoscenico dove la drammaturgia ha portato ad una disarticolazione tra individuo e comunità.
«Un sistema, quella messo in campo dalla Regione e dal suo presidente Vasco Errani, - ha detto Toselli - in collaborazione con i sindaci del cratere, che ha visto poche persone assumersi la responsabilità e prendere decisioni immediate. Ne è emerso un corpo di ordinanze che hanno tracciato la strada per la ricostruzione, che è stata anche spinta all'innovazione, con nuove scuole ad impatto zero o macchinari moderni nelle imprese. Le ordinanze sono perfette? No. Si poteva fare meglio? Sicuramente. Sono stati ricostruiti fienili che prima del sisma avevano un valore molto inferiore. Ma questo è previsto dalle ordinanze. In 4 anni, comunque il modello Emilia ha dato buoni risultati. A Cento ora occorre accelerare, sia sulla parte pubblica che quella privata, per completare il percorso di ricostruzione». Importanti i social, ma per Toselli è stato più importante essere tra la gente: «È stato questo contatto quotidiano con le persone, che ha permesso di mantenere il senso di comunità tra le gente e di allontanare i timori rispetto ad infondate ed allarmanti voci, battute anche da tv nazionali, di scosse imminenti. Da qui, l'importanza di una comunicazione responsabile». Dopo l'esperienza a Sant'Agostino, oggi da sindaco di Cento «sono convinto che occorre pensare ad una città che sia migliore di quella pre sisma, in modo che il terremoto diventi un'opportunità per rivedere e ripensare Cento, sia nell'ambito delle relazioni con gli altri Comuni e con l'intero territorio, sia nel suo tessuto sociale ed economico. Quello della ricostruzione, deve essere un percorso concordato con la Regione e gli altri enti, e condiviso con la cittadinanza». (b.b.)

lunedì 13 giugno 2016

Una popolazione resiliente. Indagine AUSL Modena sulla popolazione



[fonte: Quotidiano Sanità]

Emilia Romagna. Il terremoto del 2012 non ha avuto ripercussioni sulla salute. Ma quei giorni non si dimenticano

Dall’indagine condotta dall’Ausl di Modena emerge il quadro di una popolazione resiliente, in grado di far fronte in maniera positiva a quel drammatico evento. I sintomi depressivi non sono aumentati e gli stili di vita non sono peggiorati. Ma una persona su due ricorda rivive nella mente il terremoto anche quando non vuole.

09 GIU - Un’indagine per valutare quali sono le condizioni di salute della popolazione in provincia di Modena a 4 anni dal terremoto. È questo l’obiettivo di Istmo (Impatto sulla Salute del Territorio in provincia di Modena), una ricerca dell’Ausl di Modena realizzata tra novembre 2014 e settembre 2015, anche grazie al contributo delle Fondazioni Cassa di Risparmio di Carpi e di Mirandola, per valutare stato di salute, stili di vita e ricorso ai servizi di prevenzione. La ricerca è stato effettuata attraverso interviste sottoposte a 1.700 interviste a persone tra 18 e 69 anni residenti nei 18 comuni modenesi colpiti dal terremoto...
Emerge il quadro di una popolazione ‘resiliente’, ovvero in grado di far fronte in maniera positiva a eventi traumatici, che non riferisce evidenti cambiamenti nello stato di salute percepito. Una persona su due, però, ricorda ancora l’evento traumatico anche quando non vuole. “Una testimonianza di quanto il sisma sia stato un evento pervasivo nella vita delle persone e di quanto abbia rappresentato uno spartiacque tra la vita prima e dopo il sisma”, spiega la Ausl.
I sintomi depressivi non sono aumentati, così come gli stati d’ansia che restano più diffusi tra chi ha subito danni durante il terremoto. Anche gli stili di vita non hanno globalmente risentito di un impatto fortemente negativo: la prevalenza dei fumatori si è ridotta (dal 31 al 27%), ma è diminuita anche la percentuale di coloro che praticano attività fisica (dal 35 al 29%) ed è leggermente aumentata la percentuale di persone con problemi di obesità (dal 10 al 15%). È rimasta stabile invece la copertura della vaccinazione antinfluenzale nelle persone con patologie croniche e il ricorso agli esami preventivi per la diagnosi precoce dei tumori.
Dall’indagine emerge inoltre che l’1,9% delle persone intervistate è rimasto ferito a seguito del sisma, mentre il 2,8% ha subito un decesso in famiglia o tra le persone che conosceva. Quattro persone su dieci riferiscono di aver subito danni economici. Su 100 persone circa il 6,5% ha avuto l’abitazione parzialmente o completamente inagibile. Oltre il 70% ha abitato fuori casa almeno per un periodo. 
09 giugno 2016