lunedì 25 luglio 2016

Memoria viva, dagli angeli del fango, agli angeli della Rete

da Primaonline reportage del Convegno al Politecnico di Milano di venerdì 5 febbraio

Ricordare e allo stesso tempo promuovere la cultura di acqua e ambiente e le relazioni di prevenzione. Questi gli obiettivi di ‘Memoria Viva: dagli angeli del fango agli Angeli 4.0′, il progetto nato nell’approssimarsi del 50esimo anniversario dell’alluvione di Firenze del 1966 e presentato venerdì 5 febbraio al Politecnico di Milano,alla presenza di rappresentanti del mondo accademico, industriale e della comunicazione.

Scaricabili gli interventi da Primaonline

Un’occasione che non vuole essere solo una celebrazione, ma diventare piuttosto “un’opportunità costruttiva” per, come ha spiegato Toni Muzi Falconi, senior counsel di Methodos, “raccogliere e capitalizzare le conoscenze pratiche esistenti, imparando anche da altri territori, a partire oggi dall’Olanda e dalla sua cultura, esperienza e infrastruttura nella gestine delle acque”.
E proprio dall’Olanda viene Bart da Vries, presidente dell’Ipra (una delle principali associazioni internazionali che riunisce i professionisti delle pubbliche relazioni), che, anche guardando all’esperienza del suo Paese ha ribadito come sia sempre più fondamentale in situazioni di gravi rischi ambientali saper coinvolgere le persone rendendole consapevoli attraverso una comunicazione corretta ed efficace, che si deve comunque affiancare a politiche di prevenzione e piani di reazione da attuare nei momenti di reale emergenza.
Il convegno ‘Memoria Viva’
“Chi 50 anni fa si è occupato di Firenze, lo ha fatto per filantropia. Oggi è una necessita comune, che coinvolge tutti”, ha detto Giovanni Azzone, rettore del Politecnico di Milano, focalizzandosi sul coinvolgimento nel progetto di realtà così diverse e ribadendo come questa collaborazione e interconnessione sia uno dei migliori sistemi per affrontare le sfide poste dalla modernità, perchè “in grado di innescare uno scambio virtuoso che crea opportunità”.
“Nel 2016 non cade solo il 50esimo dall’alluvione di Firenze, ma sono anche i 20 anni da quello della Versilia del 1996″, ha ricordato il professor Giorgio Valentino Federici, professore di ingegneria civile all’Università di Firenze, spiegando come il progetto ‘Memoria Viva’, oggi supportato anche dalle istituzioni e affiancato da un comitato scientifico, sia nato anche con lo scopo di dare delle risposte per capire quanto à stato fatto e quanto ancora si deve fare in termini di messa in sicurezza dai rischi idrogeologici.
Giuliano Bianucci, amministratore delegato di M&C Marketing e Comunicazione, che con Federici è tra gli ideatori del progetto, ha illustrato poi uno dei punti chiave del progetto, cioè la creazione di grande museo-community. Concepito come uno stand con tanti padiglioni, la piattaforma vuole essere lo spazio in cui raccogliere il materiale che racconta i fatti del ’66 e da lì poi partire per escplorare tutte le tematiche connesse, dalla cultura delle acque e del territorio, alla conservazione dei beni culturali. Non un database asettico dunque, ma un racconto a lungo termine attraverso il quale effettuare questo simbolico passaggio di testimone, come racconta il nome del progetto, tra gli angeli del fango di allora e i moderni angeli 4.0.
Durante la presentazione non sono mancati gli interventi di chi con l’arte e il patrimonio culturale del capoluogo toscano ci lavora quotidianamente, come la dott.sa Cristina Acidini, presidente dellìAccademia delle Arti del Disegno di Firenze, che ha definito l’alluvione come il “primo caso di globalizzazione nella reazione e nell’informazione”. Dal suo punto di vista, è stato il rischio di perdere questi capolavori artistici che ha generato tutte le manifestazioni di solidarietà internazionali alle quali si è assistito nel novembre del ’66 e, paradossalmente, l’alluvione ha creato la grande opportunità di sviluppare e sperimentare nuove tecniche di restauro e conservazione, rendendo Firenze, con questa “esperienza sul campo”, uno dei centri più qualificati in materia. “Dopo quel disastro si è affrontato anche il tema della messa in sicurezza delle opere d’arte, innalzandole, dove è possibile nei piani più alti, o predisponendo materiali per coprirle e proteggerle in caso di esondazione dell’Arno”.
Oltre a lei è intervenuto anche il dott. Giuseppe De Micheli, segretario generale dell’Opera di Santa Croce, che nella sua storia è stata testimone non di una ma di più di 50 alluvioni.
Secondo De Micheli, uno dei modi più efficaci per fare story telling sensibilizzando le persone anche su tematiche come i rischi ambientali è raccontare gli eventi anche attraverso degli oggetti, dal Crocefisso del Cimabue, fortemente danneggiato dopo l’esondazione del ’66, al posizionamento di targhe o contrassegni che indichino il livello raggiunto dalle acque.
Tra gli interventi successivi, introdotti da Alessandra Ravetta, condirettore di ‘Prima Comunicazione’, e focalizzati principalmente sulle modalità da adottare per comunicare il rischio, anche quello di Silvia Costa, presidente della Commissione Cultura e Istruzione al Parlamento Europeo. Secondo Costa, che in prima persona ha partecipato alle manifestazioni di solidarietà nate dopo l’alluvione, il progetto “cade in un momento opportuno” e la sua promozione internazionale può contribuire a mantenere viva l’attenzione anche su quanto sta accadendo in Medio Oriente, con gli attacchi dell’Isis a monumenti considerati patrimonio dell’Umanità.
Resilienza, intesa come capacità di reagire a eventi di distruzione, è stata una delle parole chiave nell’intervento di Biagio Oppi, communication lead Italia, Spagna e Portogallo di Baxalta, che ha raccontato la sua esperienza durante il terremoto in Emilia del 2012. Ai tempi lavorava in Gambro, società specializzata nella produzione di apparecchiature biomedicali, tra le più colpite dal sisma.
Secondo Oppi, sono tre le caratteristiche che deve avere la comunicazione in situazione di emergenza. Prima di tutto deve creare engagement: “la relisienza nasce da mix di emozioni che riescono a rendere il racconto più semplice, diretto e coinvolgente”, ha spiegato. Altro elemento è la capacità di dosare il racconto, in modo da tenere l’attenzione desta anche quando finisce il vero momento di emergenza. Infine la responsabilità: “il comunicatore”, ha detto, “deve saper instillare un senso di responsabilità verso le comunità alle quali appartiene”.
Anche Luca Pancalli, presidente del Comitato Italiano Paralimpico, è tornato sul tema della resilienza, per ribadire come, accanto al patrimonio culturale, vi sia sempre un patrimonio umano che non va trascurato negli aspetti comunicativi. Come succede con lo sport, che al di là del gesto agonistico è anche un modo per vincere le diversità fisiche, per quel che riguarda ad esempio gli atleti disabili, o raziali.
A testimoniare poi la partecipazione giovanile al progetto, in chiusura è intervenuta Elisa Pigoli di CSRnatives, community creata per promuovere i valori della responsabilità sociale e della sostenibilità. “Siamo un canale di comunicazione”, ha detto, “vogliamo essere cittadini attivi e possiamo coinvolgere i nostri coetanei puntando sull’emozione”.

lunedì 18 luglio 2016

Tre rimbalzi e una stimolante missione per le Rp?


 
Comunicazione e disastri naturali sono stati al centro di alcuni incontri nell’ambito del Festival della Partecipazione dell'Aquila. Autorevoli professionisti delle Rp, fra cui diversi soci Ferpi, hanno cercato di comprendere quando le relazioni pubbliche possono 'servire' le comunità per costruire narrazioni funzionali alla resilienza. 
di Redazione

Nell’ambito del Festival della Partecipazione de L’Aquila – organizzato dal 7 al 10 luglio scorsi da Action Aid, Slowfood e Cittadinanzattiva – tre “rimbalzi” hanno affrontato un nuovo compito delle relazioni pubbliche rispetto a resilienza e capitale sociale, memoria e partecipazione, disastri naturali e comunicazione
Il primo ‘rimbalzo’ – intitolato Resilienza come nuovo Capitale Sociale? – ha visto la partecipazione di Vittorio Martinelli, Stefano Cianciotta, Enrico Giovannini e Toni Muzi Falconi.  Dopo l’introduzione al senso dei tre rimbalzi, i relatori hanno discusso delle dinamiche registrate negli ultimi anni dal capitale sociale del territorio, oltre che del legame tra il concetto di capitale sociale e quello di resilienza; cambiamento climatico e disuguaglianza sono serviti per dare un esempio concreto del senso autentico del termine resilienza. Toni Muzi Falconi ha parlato di come lo sviluppo consapevole di sistemi di relazione fra le persone e con le organizzazioni del territorio (private, pubbliche, sociali e culturali) possa attivamente capitalizzare i patrimoni culturali e sociali per prevenire, preparare, ridurre e governare gli impatti di emergenze promuovendo in parallelo anche un ‘rimbalzo’ resiliente.
Il secondo rimbalzo, coordinato da Giuliano Bianucci, ha visto anche interventi di Silvia Costa, Giorgio Federici, Antonina Bocci Bargellini e Giuseppe de Micheli. Il 50° anniversario dell’alluvione diviene l’occasione per creare il know-how nel restauro che consente oggi a Firenze di essere capofila dei progetti legati all’economia dei Beni Culturali e al progetto dei Caschi Blu dell’ONU (il rimbalzo!). Il cinquantesimo dunque come punto di partenza di MemoriaViva/LivingMemory, percorso di internazionalizzazione che vedrà nei giovani, Angeli del web 4.0, i protagonisti di un racconto fatto di partecipazione e solidarietà.
Il terzo ed ultimo rimbalzo è stata l’occasione per affrontare il tema della comunicazione di crisi e del valore che una comunicazione responsabile può ingenerare nelle comunità colpite da disastri naturali. L’incontro, partendo dal recente libro ‘Disastri Naturali: una comunicazione responsabile?’ (S.Martello – B. Oppi, Bononia University Press) è stato dedicato al confronto dei risultati fra i diversi modelli comunicativi pubblici adottati dalle autorità e della istituzioni durante i terremoti di Abruzzo e Emilia Romagna di questi ultimi anni. Coordinati da Massimo Alesii, Biagio Oppi e Stefano Martello hanno parlato di  resilienza e disastri naturali, quando appunto la comunicazione di crisi – se ben gestita – può generare opportunità di innovazione economiche e di riscatto delle comunità.

giovedì 14 luglio 2016

Interessante iniziativa sul tema disastri e comunicazione

A volte le coincidenze danno l'idea di aver intrapreso la strada giusta. E' di oggi un tweet dell'Arthur Page Society, che segnala un'interessante iniziativa del Center’s 2016 Page & Johnson Legacy Scholar Grants che raccoglierà case histories di comunicatori che hanno lavorato in contesti di disastri naturali e ambientali più in generale. Ancor più interessante è il focus sul tema etico e sulla comunicazione responsabile che il professionista deve affrontare durante il disastro.
Risuona familiare con il titolo del nostro libro?

Ecco un estratto dall'articolo:

You likely have had academic or on-the-job training in crisis and disaster communication, and know the protocols needed to get the messages to your intended audience. But, unless you have experience living off the grid in a remote wilderness, you may not know how to do your job effectively when there is no electricity, internet access or cellular service. Add the rumors that are quickly outpacing the flow of official messaging, and you have a veritable tsunami of challenges to overcome.
While there are numerous books, journal articles and case studies that outline what you should do in this situation, there are few personal accounts that detail how a communicator actually addressed obstacles and barriers in an active disaster setting.
With support from the Page Center’s 2016 Page & Johnson Legacy Scholar Grant, we will collect the stories of experienced disaster communicators, both paid and volunteer, to gain insight into how they accomplished their mission when faced with a variety of challenges that could create ethical issues when dealing with loss of life, property and livelihoods...
There may be times when communicators find that compassion and their own organizational policies are in conflict. By producing revealing narratives of communicators’ personal experiences during disaster responses, this project will demonstrate to others how ethical communication practices emerge or are impeded under difficult working conditions.

domenica 10 luglio 2016

Festival della Partecipazione: due terremoti e la comunicazione. Resistenza o resilienza?

Oggi a L'Aquila abbiamo parlato di comunicazione e disastri naturali: quando le relazioni pubbliche possono 'servire' le comunità per costruire narrazioni funzionali alla resilienza, nell'ambito del Festival della Partecipazione. Resistenza o Resilienza? Su questo interrogativo abbiamo cercato di dare l'idea di come la comunicazione possa trasformare i 'rimbalzi' in narrazioni differenti....
È stato un momento in cui ho ribadito l'orgoglio di appartenere a una Ferpi, che durante il terremoto 2012, si fece sentire vicina con l'iniziativa task force per l'Emilia. Grazie a Toni che ci ha coinvolti in questa iniziativa promossa da Action Aid, Cittadinanzattiva e Slowfood.
È anche stata l'occasione (la terza) per parlare del libro 'Disastri Naturali: una comunicazione responsabile?' (Bononia University Press). Grazie a Massimo Alesii che ha condotto e Stefano Martello che è intervenuto insieme a al sottoscritto.
Continuiamo questo 'tour italiano' insieme agli amici che hanno condiviso un percorso aperto e condiviso di svariati anni, che ha avuto come esito questo libro, ma anche un paper, diversi interventi in Italia e all'estero, oltre a un capitolo del libro 'Crisis Management' di Mark Sheehan (Cambridge University Press). Nei prossimi mesi toccherà anche agli amici ferpini Sergio Vazzoler, Monica Argilli, Luca Poma, partecipare insieme a noi e gettare le basi di ulteriori approfondimenti del tema.
Mi auguro si colga l'opportunità di questa piattaforma per fare advocacy della professione di relatore pubblico in tutt'Italia, peraltro in una declinazione molto innovativa e socialmente responsabile come questa.

giovedì 7 luglio 2016

«Ricostruzione, i cantieri possono rilanciare Cento» da La Nuova Ferrara del 7 luglio 2016


L’appello del sindaco alla presentazione del libro sul sisma di Martello e Oppi Toselli ai cittadini: siate protagonisti anche voi della rinascita della città 
da La Nuova Ferrara del 7 luglio 2016
 
CENTO. «L'apertura dei cantieri in centro storico, che siano della Pinacoteca, del municipio o del teatro, non potrà prescindere dalla partecipazione di chi in quei luoghi ci abita o lavora. Perché ogni cittadino deve sentirsi protagonista della rinascita di Cento. In questo modo, il terremoto e la ricostruzione diventano un'opportunità». Il sindaco Fabrizio Toselli punta a una ricostruzione post sisma, che sia partecipata. Lo ha ribadito in Sala Zarri, in occasione della presentazione del libro di Stefano Martello e Biagio Oppi “Disastri Naturali: una comunicazione responsabile? Modelli, casi reali e opportunità nella comunicazione di crisi” (Bononia University Press). Un incontro, con l'autore Biagio Oppi, affiancato da Massimo Alesii (esperto di comunicazione a L'Aquila) e da Alessandro Pirani, sul tema della comunicazione in contesti di crisi ambientali, ma non solo. Partendo dall’interrogativo “Crisi è Opportunità?” attraverso il tema dello storytelling, il libro vuole essere una riflessione sulla comunicazione responsabile per riempire un vuoto nella letteratura sulla gestione di crisi naturale. Una comunicazione che, in momenti di criticità come terremoto e disastri naturali, deve contribuire alla ricostruzione del senso di comunità. Un ruolo che la comunicazione, ha assunto in Emilia incentivando il senso di comunità, mentre l'Abruzzo si è trasformato in un palcoscenico dove la drammaturgia ha portato ad una disarticolazione tra individuo e comunità.
«Un sistema, quella messo in campo dalla Regione e dal suo presidente Vasco Errani, - ha detto Toselli - in collaborazione con i sindaci del cratere, che ha visto poche persone assumersi la responsabilità e prendere decisioni immediate. Ne è emerso un corpo di ordinanze che hanno tracciato la strada per la ricostruzione, che è stata anche spinta all'innovazione, con nuove scuole ad impatto zero o macchinari moderni nelle imprese. Le ordinanze sono perfette? No. Si poteva fare meglio? Sicuramente. Sono stati ricostruiti fienili che prima del sisma avevano un valore molto inferiore. Ma questo è previsto dalle ordinanze. In 4 anni, comunque il modello Emilia ha dato buoni risultati. A Cento ora occorre accelerare, sia sulla parte pubblica che quella privata, per completare il percorso di ricostruzione». Importanti i social, ma per Toselli è stato più importante essere tra la gente: «È stato questo contatto quotidiano con le persone, che ha permesso di mantenere il senso di comunità tra le gente e di allontanare i timori rispetto ad infondate ed allarmanti voci, battute anche da tv nazionali, di scosse imminenti. Da qui, l'importanza di una comunicazione responsabile». Dopo l'esperienza a Sant'Agostino, oggi da sindaco di Cento «sono convinto che occorre pensare ad una città che sia migliore di quella pre sisma, in modo che il terremoto diventi un'opportunità per rivedere e ripensare Cento, sia nell'ambito delle relazioni con gli altri Comuni e con l'intero territorio, sia nel suo tessuto sociale ed economico. Quello della ricostruzione, deve essere un percorso concordato con la Regione e gli altri enti, e condiviso con la cittadinanza». (b.b.)

I Sindaci, i disastri ambientali e la roulette russa

Fare il Sindaco è diventato una roulette russa”: con queste parole l’ex primo cittadino di Genova, Marta Vincenzi, ha commentato la richiesta di condanna da parte del Pubblico Ministero a 6 anni e 1 mese di reclusione per le responsabilità legate all’alluvione genovese del Novembre 2011 che costò la vita a 4 donne e 2 bambine.
Una notizia di attualità che, ancora una volta, richiama l’attenzione al ruolo degli amministratori pubblici nella gestione di crisi quando la natura si ribella e provoca un disastro ambientale. E proprio a questi temi è dedicato il capitolo che ho scritto per il libro “Disastri naturali: una comunicazione responsabile? Modelli, casi reali e opportunità nella comunicazione di crisi”, curato da Biagio Oppi e Stefano Martello ed edito da Bononia University Press di Bologna.
Con la metafora della roulette russa, Marta Vincenzi, si riferisce all’uso esclusivo della giurisprudenza per determinare poteri e responsabilità di un Sindaco a livello di protezione civile. E certamente pone l’attenzione su un punto reale e cruciale delle tendenze in atto. Una riflessione a sé merita la capacità del sistema pubblico-politico nel governare la dimensione ambientale e la sua comunicazione, a partire dai momenti di crisi. E proprio l’esempio della gestione comunicativa nei frequenti eventi alluvionali che hanno colpito il nostro Paese è fortemente significativo. “Nessuno si poteva aspettare una tale concentrazione di precipitazioni in così poche ore”: quante volte abbiamo ascoltato ripetere questa dichiarazione nei commenti post-alluvione degli ultimi anni?
Al di là del dibattito sull’incidenza dei cambiamenti climatici, la storia recente ci dice che ormai le cosiddette “bombe d’acqua” sono la regola e non più l’eccezione, anche nel nostro Paese: è stato così a Messina, alle Cinque Terre, a Genova, nelle Marche, a Olbia e in tutte le altre aree colpite negli ultimi dieci anni ove si sono registrate ben settantanove vittime. E, per tornare alla comunicazione, ci dovremmo attendere amministratori più consapevoli dei temi ambientali, impegnati nel governare l’emergenza (magari con apposite war room dove dovrebbe sempre sedere anche chi si occupa di comunicazione) anziché lasciarsi andare a dichiarazioni che denotano superficialità e improvvisazione e che svelano una colpevole sottovalutazione delle conseguenze di una scarsa attenzione allo stato di salute del territorio.
A tale proposito, tornando al caso di Genova, appaiono particolarmente inquietanti la dichiarazione dei legali di parte civile che bollano il comitato locale di protezione civile come “un carrozzone che non interessava a nessuno e che se non si fosse riunito non sarebbe cambiato nulla visto che non si riuscì a gestire l’emergenza”.
Un ulteriore aspetto che merita particolare attenzione riguarda la comunicazione web e, in particolare, i social network: modalità e strumenti di comunicazione diretta oggi non mancano a chi ricopre un ruolo pubblico per rivolgersi alla propria comunità, per “metterci la faccia” e per cercare forme di alleanza e responsabilizzazione nei confronti di una causa comune.
Se tali strade sono poco percorse o addirittura sistematicamente ignorate, la motivazione è probabilmente legata a un vizio d’origine: si guarda alla cassetta degli attrezzi della comunicazione diretta con la preoccupazione di cadere nel rischio di una deriva populista. E, di conseguenza, si sceglie di affidarsi ancora ai più rassicuranti comunicati stampa e di lanciare messaggi dai convegni agli addetti ai lavori, anziché aprire quella cassetta e affrontarne rischi e opportunità. Ma così agendo non si fa altro che aggravare il gap tra domanda e offerta di comunicazione: i cittadini che quotidianamente utilizzano il web e i social network per orientare le proprie scelte d’acquisto di beni e servizi, a forza di trovare sbarrata la porta d’ingresso alle decisioni pubbliche, rischiano di abbandonare il terreno del confronto e del dibattito civico.
(Fonte: amapola.it) 

mercoledì 6 luglio 2016

Il libro in post su Amapola

Segnalazione dal sito di Amapola. Sergio Vazzoler, partner di Amapola e membro del comitato scientifico di FIMA (Federazione Italiana Media Ambientali) che ha curato la sezione dedicata alla comunicazione ambientale: 
"Se complessità e sfiducia rappresentano due ingombranti ostacoli sulla via di una maggiore consapevolezza nel dibattito pubblico intorno ai temi ambientali” 
Afferma Vazzoler: “Una riflessione a sé merita la capacità di istituzioni e imprese nel governare la dimensione ambientale e la sua comunicazione, a partire dai momenti di crisi. Qui giocano un ruolo fondamentale le nuove modalità di interazione digitale e i conseguenti processi di disintermediazione che pongono in relazione diretta le organizzazioni complesse con i cittadini: il capitolo del libro affronta questo aspetto, mettendo in luce rischi da evitare e opportunità da cogliere”.

lunedì 4 luglio 2016

Video-Introduzione al libro di Stefano Martello

Introduzione di Stefano Martello, co-curatore e autore del libro, con videomessaggio in occasione dell'incontro a Cento (FE) con istituzioni e comunità locali, del 4 luglio scorso.